Nell’utero della Terra alla ricerca dell’Acqua…
tratto dal vecchio blog maggio 2016
Amici di Arcadia,
qualche mese fa quando abbiamo iniziato ad esplorare questo posto, una zona ha ben presto attirato la nostra attenzione.
A dire il vero era da un po’ che si ragionava su come gli antichi abitanti di questo spicchio di collina si procurassero l’acqua…
Monte Orciaro e la zona sottostante del Pozzo San Bartolo sono noti in tutta Saludecio per l’abbondanza idrica; e come dimenticare la fonte sacra dell’Amato proprio nelle vicinanze!
E così, avvicinandoci alla cerchia di alberi che proteggeva un folto roveto, abbiamo sentito che quello poteva essere il luogo giusto…e così è stato: rimuovendo i rovi abbiamo scoperto delle palanche che coprivano un grosso buco nel terreno, largo circa 2 metri.
E’ affascinante rendersi conto di come fino a non tanto tempo fa gli uomini costruissero e progettassero in maniera strettamente connessa con gli elementi, osservandoli e avendone diretta percezione, perché da questa conoscenza dipendeva la loro stessa sopravvivenza.
Buffo è rendersi conto, come noi oggi non pensiamo…all’acqua per esempio! L’acqua semplicemente c’è, esce dal lavandino di casa. Punto.
Insomma, questo per dire che qualcuno, non si sa bene quando, ha scavato a mano un buco nell’arenaria di questa collina, profondo circa 12 metri, si è fermato quando ha trovato una vena di acqua gorgogliante e ha costruito un pozzo posando file su file di mattoni (bellissimi peraltro!).
Per tanto tempo è stato un pozzo formidabile: si diceva che la gente dei dintorni venisse proprio qui a prendere l’acqua buona da bere…si diceva…chissà!
Poi negli anni il luogo è stato abbandonato, il pozzo dimenticato, in parte crollato e la natura si è ripresa il proprio spazio.
In questi mesi abbiamo osservato, ascoltato, misurato, aspettato, ragionato…
Ora, con la primavera, è arrivato il momento di mettersi all’opera: dopo aver aspirato tutta l’acqua presente e messo in sicurezza la zona, abbiamo deciso di ispezionare il fondo pieno zeppo di mattoni e detriti…
Calarsi in un pozzo è un’esperienza che non capita tutti i giorni…cosa si prova nel discendere nelle viscere della terra, nell’abbandonare per qualche ora il mondo della superficie e delle chiacchiere degli uomini mentre il tuo cuore batte più vicino a quello della terra? Non si può dire finchè non lo provi.
Si lavora in squadra, in un continuo scambio tra mondo sotterraneo e superficie…
Escono melma, travi di legno, il coperchio del pozzo e mattoni…tanti, tantissimi mattoni che ripuliamo dal fango grigio: ne troviamo di cinque tipi diversi!
E mentre si lavora senza perdere mai concentrazione, si ragiona e ci si interroga: quali vicende hanno segnato la storia di questo posto? E soprattutto…la vena sarà ancora attiva?
Così pare…noi intanto continuiamo a lavorare!
Rimanete con noi!
G.T.